Il Tintilia più che un vino, un territorio, il Molise.

Tintilia del Molise

Il Molise, sta vivendo una vera rinascita grazie al suo unico vitigno davvero autoctono: il Tintilia.

Il Tintilia del Molise Rosso è un vino DOC (Istituito con decreto del 01/06/2011, Gazzetta Ufficiale del 17/06/2011 n. 139) la cui produzione è consentita in alcuni comuni delle province di Campobasso e Isernia. Questo vino, arrivato in Molise all’epoca dei Borboni, è stato nell’ottocento il vitigno più diffuso nella regione, nel secondo dopoguerra però ha rischiato di sparire completamente, a causa della ricerca di vitigni più produttivi e dello spostamento delle zone coltivate verso le aree pianeggianti.

Si tratta di un vitigno autoctono rustico, resistente al freddo ma non molto vigoroso. La sua produttività inoltre è piuttosto bassa e questo non ha aiutato la sua diffusione. Negli ultimi decenni però si è risvegliato l’interesse verso questo vitigno e la sua vinificazione.

Merito anche di una recente campagna di recupero condotta da divulgatori dell’allora ERSAM (Ente Regionale Sviluppo Agricolo Molise) ora ARSARP, salvando così un prezioso patrimonio dell’enologia molisana.

Per molto tempo è stato considerato un parente del Bovale Grande oppure un vitigno di origine spagnola (l’etimo è di chiara origine spagnola, dove tinto indica il rosso intenso dell’uva e del vino che ne deriva). Oggi invece si escludono tali parentele affibbiate in modo semplicistico, dopo una ricerca dell’Università del Molise che non ha potuto rintracciare stretti legami con altri vitigni.

Alcuni sostengono che la Tintilia proviene dalla famiglia delle Tintorie Spagnole e sarebbe arrivata, come scrisse Raffaele Pepe nel 1811, in Molise ad opera dei soldati borbonici ivi stanziati.

Molte Leggende circondano la Tintilia (vitigno) una di queste narra che in età borbonica, il primogenito del conte Carafa, nobile di origini napoletane, discendente dai nobili Caracciolo, s’innamora della figlia di un luogotenente dei Borboni di origine spagnola. I due si sposano e come vuole la tradizione, la sposa in dote porta il vino per il banchetto nuziale: un vino spagnolo straordinario, dal colore rosso rubino, intenso e forte come la passione, fruttato e dolce come la sposa.

Ma, purtroppo, la dolce fanciulla si ammala e prematuramente muore, lasciando nella disperazione l’inconsolabile Conte Carafa che, per preservarne la memoria, commissiona in Spagna alcune marze di quel vitigno il cui nettare aveva allietato le sue nozze, ed impianta così in agro di Ferrazzano tra i comuni di Mirabello e Gildone la prima vigna di Tintilia.

Esame Olfattivo

Sul profilo olfattivo si caratterizza per eleganti note speziate e note di frutta rossa. La struttura è importante e al palato è caldo ed esprime aromi complessi con un finale lungo e persistente, il tannino è ben presente, il che lo rende adatto ad un lungo affinamento. È un vino molto corposo, tendenzialmente alcolico (14,2% gradi in media), non molto acido, ma con un potente potere tampone che ne garantisce freschezza e stabilità, è ricco di sostanze fenoliche, soprattutto

flavonoli e antociani che testimoniano la qualità del vino e la sua bontà, ricco anche di polifenoli

utili al controllo di alcune patologie croniche e degenerative quali Alzheimer, arteriosclerosi, diabete e alcuni tumori uniti a una a grande capacità antiossidante che rendono il vino “Tintilia del Molise” risulta essere un prezioso amico del consumatore.


Abbinamento gastronomici:

Con il suo colore intenso e con i suoi particolari profumi con note di liquirizia, dalla struttura possente e dei suoi tannini setosi, Il Tintilia del Molise risulta essere un vino di carattere per questo dà il meglio con i piatti ricchi di gusto, con i prodotti tipici della cucina molisana, le zuppe rustiche, i formaggi stagionati e le carni saporite come quella di agnello.

La cantina che vi presentiamo è “Principe delle Baccanti”  una piccola azienda a conduzione familiare da generazioni che produce ogni anno circa dalle dieci alle quindici mila bottiglie (clicca qui per scoprirle).

Tutti i vigneti si trovano ad altitudini superiori ai 650 m s.l.m.

 I terreni appartenevano a una antica abbazia, tant’è che anche sulla bottiglia è riportata la dicitura “vigna dell’Abbazia”.

Le viti sono allevate a cordone speronato in agricoltura biologica. Le uve rosse macerano e fermentano come avveniva anticamente in tini aperti di rovere.

Successivamente i vini rossi passano un anno in barriques per poi affinarsi ulteriormente in bottiglia.

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